Ci sono giorni che iniziano con una sveglia insistente e con una corsa per andare a scuola: una volta in classe, poco preparati all’incontro con l’altro, si avverte un certo misterioso disagio. Ad alcuni succede qualche volta, a chi mai, a chi spesso. A qualcuno, infine, accade tutti i giorni, anche se indossano il loro sorriso migliore: il viso racconta una storia indelebile, che è unica come la loro esistenza.
Per Auggie, fantastico protagonista di Wonder, film di Stephen Chbosky, uscito nelle sale italiane a dicembre 2017, il viso è fonte di profondissima vergogna. E’ affetto, infatti, dalla sindrome di Treacher Collins, fin dalla nascita e nonostante sia un ragazzino interessante, curioso, intelligente e dotato di un cuore generoso, questa malformazione fisica gli impedisce di affrontare con serenità l’ambiente scolastico e il rapporto con altre persone che non siano la sua famiglia. La madre, una splendida Julia Roberts, decide, quindi, con molto coraggio di iscriverlo a scuola, perché vuole stimolarlo al confronto e alla socializzazione e desidera vederlo senza casco. Proprio così, Auggie indossa un casco da astronauta che lo separa dagli altri, per evitare di mostrare la sua vera natura: un casco per proteggerlo dall’insensibilità e dall’incomprensione dei suoi stessi coetanei.
E’ nel momento esatto in cui Auggie toglie la sua maschera nei confronti del mondo che succede il miracolo, perché è quello l’istante in cui determina di lottare per affermare se stesso e la sua unicità, nonostante la paura dei pensieri, delle parole e delle azioni degli altri. La scuola, grande contenitore di umanità di ogni genere, è il calderone quotidiano in cui confrontarsi e gli insicuri, che si celano dietro il bullismo, quegli stessi bulli, non risparmiano lui, come nessun altro, che abbia un sentire o un modo di essere diverso dal loro. Ad Auggie, però, non importa, perché in quel suo gesto miracoloso ha trovato un alleato, potente e meraviglioso, come solo un amico sa essere: quella persona fra tutte che ha riconosciuto la sua unicità e che l’ha fatto sentire a casa.
Sebbene il mondo non lo accolga, Auggie non nutre rancore e odio nei confronti del mondo, sebbene i compagni lo guardino spaventati, lui non prova vendetta, sebbene la sua condizione sia permanente, lui non si sente avvilito. Perché dovrebbe, in fondo? Auggie è dotato di una qualità che ha sviluppato in anni di pensieri e azioni: la sua sensibilità, poetica e splendente.
Un inno per coloro che si sentono spaventati dall’altro, che faticano a trovare il loro posto nel mondo e nella società, che non sono invitati alle feste, che non fanno parte di un gruppo, ma che, allo stesso modo di tutti, se vogliono compiere un loro piccolo personale miracolo, possono percepire nella loro vera essenza, la meraviglia di essere una parte unica e preziosa del tutto che li circonda.